Molfetta

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Molfetta, che si affaccia sul Mar Adriatico, si trova, a 25 chilometri (distanza ferroviaria tra le stazioni centrali) a nord ovest di Bari, stretta tra Bisceglie a nord-ovest e Giovinazzo a sud-est, in posizione praticamente baricentrica rispetto all’andamento della costa adriatica della Puglia. Sorta anticamente sull’isoletta di Sant’Andrea, l’area urbanizzata ha un fronte mare di circa 3,5 chilometri a levante e altrettanti a ponente rispetto al nucleo antico e al porto.

Il territorio si estende verso l’entroterra murgiano e confina anche con il comune di Terlizzi, a sud. 

Si ritiene che Molfetta sia stata fondata dai Greci attorno al IV secolo a.C. Successivamente il villaggio passò sotto il dominio dei Romani, che le diedero il nome Respa.

Scopriamo insieme cosa visitare a Molfetta e la sua cultura sparsa nel nel territorio. 

Il Duomo di San Corrado
Torrione Passari
Chiesa della Morte
Sala dei Templari
Chiesa di Santo Stefano
Museo Diocesano
Chiesa del Purgatorio
Porto
Pulo

Cenni Storici

Il territorio di Molfetta fu abitato sin dal Neolitico come testimoniano i numerosi ritrovamenti di manufatti ma soprattutto di un villaggio e una necropoli nella zona che circonda la bella dolina carsica del Pulo, vicinissima alla Città. 

Non lontano si trova il museo Archeologico del Pulo che custodisce i reperti degli ultimi scavi di fine Novecento.

Una serie di casali sparsi nell’agro caratterizzò l’insediamento in età altomedievale, ma il primo nucleo urbano sorse sul mare, sulla penisola detta di Sant’Andrea.

 I primi documenti che ne parlano sono del X-XI secolo e descrivono una città sicuramente più antica che ha già mura e chiese.

Sede vescovile dal XII secolo, durante il Medioevo, come tante città pugliesi, Molfetta passò dalla dominazione bizantina a quella normanno-sveva e poi angioina e aragonese, senza mai perdere la sua duplice vocazione agricola e marinara. Il mare fu la grande via che la legò al mondo esterno. 

Un trattato di amicizia e protezione reciproca dei mercanti la legò con Ragusa (oggi Dubrovnik) sin dal 1148 e molti pellegrini che andavano o tornavano da Gerusalemme si imbarcavano da Cala S. Giacomo. 

Oggi un luogo di ricovero dei pellegrini del secolo XII è ancora intatto sulla riva del mare accanto alla Basilica della Madonna dei Martiri, fondata dal normanno Guglielmo il Malo. 

La chiesa custodisce la preziosa icona della Madonna che la leggenda vuole venuta dal mare.

Ai secoli XII-XIII, epoca normanno-sveva, risale il Duomo romanico, di pietra calcarea con cupole in asse e torri gemelle, che si affaccia sul mare.

All’inizio del XVI secolo la Città entrò, con tutta l’Italia Meridionale a far parte del Viceregno spagnolo con lo stato di Città Demaniale, che le apparteneva sin dal periodo normanno. Era cioè senza un feudatario, pagava le sue tasse direttamente al re ed era governata da un consiglio composto da nobili e popolari, costantemente in lotta tra loro. Le necessità economiche della corona spagnola, però, ebbero come conseguenza nel 1522 la “vendita” di Molfetta al duca di Termoli; in seguito la città passò a Ferrante Gonzaga. Le divisioni interne, dovute proprio a questo infeudamento, portarono nel 1529, durante le guerre franco spagnole, al terribile Sacco da parte dei francesi che devastarono Molfetta, distrussero gli archivi e antichi beni storici. Nei periodi successivi furono principi di Molfetta i Doria, gli Spinola, i Gallarati Scotti di Milano. Nel Settecento qui nacque il pittore Corrado Giaquinto, attivo nel palazzo reale di Madrid, che ha lasciato nella Cattedrale e nella chiesa di S. Domenico bellissime tele.

Molfetta ha seguito le vicende che portarono l’Italia Meridionale sotto gli austriaci e poi al governo borbonico. Fu piantato anche qui l’albero della libertà durante i moti giacobini del 1799 e più tardi gruppi di liberali diedero il loro contributo all’Unità d’Italia. La Città si estese progressivamente e le attività commerciali marittime ebbero un peso notevole nel suo sviluppo. Alla fine del 700 si affermò la nuova tecnica di pesca a strascico e questo rese l’attività di pesca, prima limitata alle piccole barchette sottocosta importante e redditizia. I suoi cantieri navali divennero famos nell’intero Adriatico. Nell’800 fu costruito il nuovo porto, arriva la ferrovia, si svilupparono le zone a Est, con la Villa Comunael l’alberato Corso Umberto, il Liceo Statale, e la Città prese l’aspe to che ha ancor oggi.

Tradizioni Molfettesi

La Settimana Santa

La Settimana Santa ed i suoi riti sono vissuti con viva partecipa- zione dai Molfettesi, molti dei quali tornano per l’occasione nella città natia dai numerosi paesi dove sono emigrati.

Tra i vari eventi che ricordano e celebrano diversi momenti della passione e morte di Gesù, meritano particolare menzione due processioni, che si snodano secondo un’antica tradizione per al cune strade del Centro Storico, con grande concorso di popolo. La prima, detta dei “Cinque Misteri”, esce all’alba del Venerdi san- to dalla piccola Chiesa di Santo Stefano, sita nel borgo della città. Delle cinque statue lignee, portate a spalla e raffiguranti Nostro Signore in diversi momenti della sua passione, quattro hanno notevole valore artistico, sono di scuola napoletana e risalgono alla fine del Cinquecento.

La seconda processione, detta della “Pietà”, esce alle 13 del Sabato santo dalla Chiesa del Purgatorio, sita anch’essa nel borgo, e percorre un itinerario analogo. Le sette statue in cartapesta rappresentano vari personaggi della passione, sono di discreta fattura e risalgono ai primi anni del Novecento.

Queste due processioni sono accompagnate da complessi bandistici che eseguono musiche funebri di cui è ricchissima la tradizione locale.

I portatori delle statue appartengono alle numerose confraternite locali e vestono i loro sai tradizionali, interessanti per la varietà della foggia, dei colori e dei ricami.

La fiera di settembre e la sagra a mare della Madonna dei Martiri

La città di Molfetta ha un antico e forte legame con il mare; marinai molfettesi sono tuttora presenti negli equipaggi di innumerevoli navi mercantili e flotta locale.

Dalla prima metà del secolo scorso i lavoratori del mare hanno eletto la Madonna dei Martiri, venerata nell’omonimo santuario, loro protettrice. L’8 settembre 1846 la statua della Vergine, opera dello scultore napoletano Giuseppe Verzella, fu posta su due bilancelle a vela e trasportata fino alla banchina del porto.

Iniziava così la tradizione della sagra a mare, che si ripete annualmente con grandissimo concorso di popolo, compresi tanti emigrati, che per l’occasione tornano da tutto il mondo nel paese natio.

La festa della Madonna coincide con la fiera di Molfetta, accordata nel 1395 da Ladislao di Durazzo. Occasione per secoli di proficui scambi commerciali, si è trasformata in una variopinta e gioiosa festa cittadina.

Gastronomia

La gastronomia Molfettese è molto vasta, comprende piatti semplici e piatti raffinati atti a conquistare l’interesse ed il piacere dei buongustai.

Essendo la nostra una città marittima, i piatti tradizionali Molfettesi sono essenzialmente a base di pesce, tra i quali ricordiamo il famoso “cembotte” che consiste in una zuppa di pesce fresco di scoglio condito con pomodori freschi, olio d’oliva, aglio e prezzemolo. 

Una caratteristica dell’alimentazione dei molfettesi è mangiare il pesce crudo e tra questo troviamo gli alici spinati (alici che vengono spinati e conditi con olio e limone), “aleceddè” e “sarachedde” (alici e salacchine), “pulp’a tenèriedde” (piccoli polpi che vengono inteneriti a mano) ed infine “salipece” (piccoli gamberetti).

Tra i primi piatti caratteristici troviamo gli i “strascenète (orecchiette) pasta a base di semola, che vengono principalmente preparate con cime di rapa, o al ragù di maiale. 

Troviamo anche “u tridde” una pasta per brodo fatta a mano con semola, uova, prezzemolo e formaggio, si presenta in sfoglie sottili spezzettate a mano.

Le altre specialità molfettesi vengono preparate in occasione del le festività. Per la Pasqua troviamo “la scarcedde” un dolce fatto di pasta frolla, farcito con marmellata e pasta di mandorle e ricoperto di zucchero fondente, decorato con confetti di vari colori. Troviamo anche le “cèmbrèlle” taralli fatti con farina e uova, ricoperti anch’essi di zucchero fondente.

Una tradizione gastronomica che si rinnova ogni anno il Venerdì Santo è mangiare “u pezzarièdde” filoncino farcito al tonno.

Per il periodo natalizio vengono preparati diverse varietà di dolci, principalmente a base di pasta di mandorle e pasta frolla tra cui “carteddate”, calzengicchie, sesemiedde, spume di mandorle, oc- chi di Santa Lucia, mestazzuelle, canigliate e paste reali”.

Per la vigilia del Santo Natale il menù tradizionale compren- de: rape bollite condite con olio e limone, frittelle o “calzočne” focaccia ripiena con cipolle cotte, olive, cavolfiori, merluzzo e vari condimenti. Durante i vari periodi dell’anno, secondo le stagioni, le massaie molfettesi usano preperare delle conserve sott’olio con pomodori, peperoni, melanzane, carciofi ecc…